Il “Gigantesco” errore di chi?
Come progettisti del Teatro Talia di Gualdo Tadino, in merito a quanto dichiarato dal Gruppo Culturale “PROPOSTA”, relativamente al fatto che negli ultimi anni è stata avanzata un’ipotesi progettuale che “snatura quel luogo disperdendo per sempre le enormi potenzialità che racchiude” e rivendicando la giustezza di proposte “che dimostrerebbero in maniera incontrovertibile il gigantesco errore che si stava commettendo”, precisiamo con fermezza quanto segue.
Il nostro intervento è stato richiesto perché dopo molti anni dall’inizio della ricostruzione del teatro, l’Ingegnere comunale, responsabile del procedimento dell’appalto, riscontrava che “in fase di esecuzione dei lavori strutturali ed architettonici erano emerse diverse problematiche che rendevano necessaria, secondo l’Amministrazione, una revisione sostanziale del progetto per un migliore funzionamento della struttura teatrale e per un approfondimento della tipologia plastica e decorativa del contenitore architettonico”.
Ci siamo attivati immediatamente: abbiamo fatto sopralluoghi in cantiere, preso visione di tutta la documentazione tecnica e preso atto di quanto fosse necessaria una sostanziale revisione del progetto. Dopo aver consultato alcuni esperti con competenze specialistiche nel settore teatrale, abbiamo apportato le indispensabili modifiche funzionali, distributive e architettoniche. Inoltre abbiamo pianificato integrazioni progettuali tecnologico-funzionali, non previste o insufficienti, per adeguare la struttura, per quanto possibile, alle funzioni proprie di una complessa macchina teatrale. Una struttura architettonica opportunamente attrezzata anche per altre attività compatibili: convegni, conferenze e particolari progetti espositivi di cui il centro storico di Gualdo ha notoriamente bisogno,.
Insomma “non valutazioni soggettive ma indispensabili” per restituire alla città un teatro minimamente efficiente per le funzioni che deve svolgere. Sarebbe stato opportuno progettare fin dall’inizio un palcoscenico con una profondità adeguata, prevedere la torre scenica; comporre la metrica della pilastrata in maniera diversa per il dimensionamento dei piani e la sua ripartizione spaziale (anche in funzione degli eventuali palchetti); adottare una sezione verticale della scatola architettonica ripartita in modo da evitare ciò che è stato realizzato: un plafone che piega inspiegabilmente sul boccascena e che pregiudica enormemente la sua armonia architettonica. Un sistema compositivo, quello che abbiamo ereditato, che ha poco a che vedere con la richiamata “storicità del Teatro Talia”, desunta dal “disegno acquerellato” che non è un progetto ma solo un disegno così come ampiamente argomentato dal Prof. Marco Jacoviello.
Il nostro contributo progettuale può essere quindi così riassunto.
Scatola architettonica
Revisione parziale della pianta, degli impalcati e del loro andamento;
revisione dell’assetto del boccascena o arco scenico che dir si voglia (da cinema ma non da teatro);
inserimento delle barcacce (non previste) da attestarsi lateralmente al boccascena, una volta che fosse stato revisionato;
realizzazione del proscenio (non previsto);
apertura della porta d’ingresso centrale (non prevista) con percorribilità e vista diretta verso il palcoscenico, come è ricorrente nei teatri, in sostituzione di quella laterale del vecchio cinema come prevista dal progetto appaltato;
nuova compartimentazione degli spazi e realizzazione di nuovi servizi igienici, raggiungibili facilmente anche dai livelli superiori con percorsi compartimentati per eliminare la rumorosità, evitando di aggirare tutta la platea;
previsione di un foyer al piano terra, collegato direttamente alla porta principale d’ingresso, comprendente una biglietteria a sinistra e il guardaroba a destra;
nuovo assetto dei camerini con il corridoio di servizio al di sotto del palcoscenico per il transito nascosto degli attori (importante soluzione funzionale non prevista);
predisposizione del taglio strutturale di parete, su nostra insistente indicazione, per un auspicabile collegamento con la Taverna di San Donato;
elaborazione molto dettagliata del progetto di allestimento comprensivo dello studio dei colori, degli interventi artistici e delle dorature per le finiture del teatro sia esterne che interne.
Progetto illuminotecnico teatrale
Elaborazione del progetto illuminotecnico sia per l’interno che esterno del teatro con le specifiche aree di valutazione a seconda delle caratteristiche degli spazi e delle funzioni.
Attrezzature di scenotecnica
Elaborazione di un progetto dettagliato per tutte le attrezzature di scenotecnica che riguardano la meccanica di scena, gli arredi di palcoscenico, l’impianto elettrico di luce scenica, l’impianto video e audio, tutte attrezzature insufficienti o non previste.
Restauri
Previsione e valutazione tecnico-economica, mai accennata da nessuna parte, del restauro del sipario storico. Oggetto d’arte, questo sì, relazionabile alla “storicità” del teatro in quanto elemento fisico esistente e valutabile da ogni punto di vista.
Interventi esterni
Per l’esterno abbiamo proposto una riprogettazione della facciata alternativa a quella attuale che riteniamo, a nostro parere, inespressiva. Il “redesign” della facciata permetterebbe di restituire un’immagine “teatrale” della “quinta architettonica”, coerente e appropriata al contesto urbano, chiarendo fin da subito, già dall’esterno, quali funzioni si celano dietro quella parete e all’interno del volume edilizio. L’intervento prevede l’utilizzo di materiali ricorrenti nella progettazione teatrale. Una revisione progettuale generale adeguata, secondo noi, alle esigenze e aspettative della comunità gualdese e della sua dimensione urbana.
Tutto questo è desumibile dai progetti approvati, dagli atti amministrativi, dalle testimonianze di chi, con vari compiti, si è occupato dell’opera e ha dato corso alle nostre varianti e integrazioni, in parte già realizzate. I progetti, già ampiamente consultati, da addetti ai lavori e non solo, sono a disposizione negli uffici comunali di riferimento. Idee e contributi di cui rivendichiamo la proprietà intellettuale, progettuale e artistica, inequivocabilmente documentata e certificata.
Passando al “vero nocciolo del contendere”, riteniamo che la soluzione progettuale con i palchetti al livello della platea, o quasi, non sia tecnicamente condivisibile su un piano concettuale e simbolico, di funzionalità generale, di coerenza architettonica, di armonia plastica e stilistica e di economia di gestione. La soluzione alternativa alla nostra, con l’inserimento di otto palchetti al piano della platea, o quasi, riduce la capienza di un teatro già di per sé molto piccolo, penalizza l’ampiezza e l’articolazione degli spazi e dei percorsi, cancella il comodo corridoio centrale della platea sulla linea longitudinale della porta d’ingresso, comprime lo spazio sia fisico che percettivo piuttosto che ampliarlo laddove il flusso dinamico dovrebbe essere centrifugo piuttosto che centripeto. La soluzione da noi adottata oltre a prevedere due ampi spazi per i diversamente abili, nella zona perimetrale dell’abside in prossimità dell’ingresso, offre la possibilità di collocare, eventualmente, alcune sedie rimovibili che non intralciano le percorrenze aumentandone ulteriormente la capienza.
Città, anche umbre, con un numero di abitanti più o meno pari a Gualdo Tadino, dispongono di teatri con una capienza generalmente doppia e a volte anche tripla.
Noi abbiamo cercato di fare nel migliore dei modi quello che l’etica professionale, l’onestà intellettuale, e il rispetto per la città e la comunità ci impongono. Coloro che hanno deciso di fare le varianti al nostro progetto, e coloro che le hanno suggerite, si prenderanno i meriti o le responsabilità di ciò che si andrà a fare. Abbiamo detto più volte che saremmo stati disponibili anche ad affrontare un pubblico dibattito e ci chiediamo perché, prima di modificare un progetto approvato dalla vecchia e dalla nuova amministrazione, ciò non sia stato fatto, dando voce alla cittadinanza, a tutte le componenti interessate, non solo a una delle tante associazioni, con la presenza anche di esperti riconosciuti del settore.
Cordialmente
Architetti Adriano Betori e Nello Teodori
Ero tra i fautori per un teatro con i palchetti perché ritenevo che avesse più fascino. Entrare nel teatro di Jesi, tanto per citarne uno, si vive un’atmosfera diversa che non, per esempio, nel teatro delle Muse di Ancona (struttura moderna). Anche se, per le esperienze che ho vissuto, assistere agli spettacoli nei palchetti, soprattutto quelli laterali, è molto più scomodo, in particolare per chi non è in prima fila. Meglio la galleria delle Muse.
Non sono un tecnico, quindi non entro nel merito delle considerazioni esposte dai tecnici che mi sembrano, comunque, molto pertinenti. E confesso che leggendo le argomentazioni del prof. Jacoviello e dei tecnici Betori e Teodori qualche dubbio, rispetto alle mie convinzioni precedenti, mi sorge. Concordo con loro che su un argomento così importante sarebbe stato positivo un maggiore confronto a livello pubblico, anche magari con una conferenza stampa che mettesse una di fronte all’altra le varie parti. Noi giornalisti siamo chiamati a partecipare a tante conferenze stampa, in alcune delle quali magari sarebbe stato sufficiente un semplice comunicato per fornire le informazioni, ed invece, troppo spesso (anche da parte delle amministrazioni passate) su questioni molto delicate non si è sentita l’esigenza di aprire un confronto.
Speriamo in una inversione di tendenza nel futuro.
Dopo il mio intervento avevo sperato che gli architetti Teodori e Betori intervenissero personalmente sull’affaire Talia. Sono passati diversi giorni e finalmente chiarezza è stata fatta.
Accusati di aver commesso un errore “gigantesco”, ribaltano totalmente la questione dimostrando, con la semplice cronaca dei fatti e con analisi tecniche precise e dettagliate, che errori “giganteschi” provengono da altre direzioni.
Ho letto con attenzione la lettera aperta degli architetti progettisti del Teatro Talia.
Se tutto quello che scrivono risponde a verità, e dalla ricostruzione che fanno, dalla precisione tecnica e dalla fermezza con cui sostengono determinate cose, appare difficile sollevare dubbi, mi chiedo: come è possibile che dopo anni che l’appalto era in corso, un lasso di tempo ampiamente sufficiente per costruire grandi opere, nessuno si era accorto che si stava realizzando un’opera zoppa, che probabilmente non avrebbe mai funzionato? Chi ha seguito i lavori in tutti quegli anni?
Vox clamantis in deserto ?
DOMANDA AI PROGETTISTI BETORI E TEODORI.
Ho capito bene? Avevate predisposto una spaziosa platea con un corridoio centrale per arrivare comodamente alle poltrone e hanno guastato tutto per mettere qualche palchetto con vista sulla gente della mini platea invece che sul palcoscenico? Allora ha ragione il sig. Riccardo quando dice che per guardare verso il palcoscenico ci verrà il torcicollo!
La domanda della signora Rita è pertinente. In effetti hanno preferito realizzare otto palchetti al piano della platea o quasi, piuttosto che un’ampia, funzionale e comoda platea.
Nonostante pressioni varie noi non abbiamo voluto avallare una soluzione che non condividiamo e che a nostro parere ha molte controindicazioni. Normalmente il piano di calpestio del primo ordine di palchi coincide con il livello del palcoscenico.
La soluzione che avevamo proposto, con tutta la platea aperta, caratterizzata dal porticato perimetrale della pilastrata di base, è quella adottata in tanti teatri storici tra i quali ad esempio in Umbria quelli di Montecastello di Vibio e della vicina Nocera Umbra. Più un teatro è piccolo e più, in particolare sul livello della platea, è opportuno aprire lo spazio piuttosto che comprimerlo.
Architetti Betori e Teodori
Ma è possibile ancora fare qualcosa o dobbiamo per forza ingoiare il boccone?
Beh, il teatro di Montecastello di Vibio (Teatro della Concordia sec. XIX) non è che sia così male: http://www.teatropiccolo.it
Caro Stefano,
Ho appena letto il tuo commento. Rispondo personalmente perché trovandomi vicino a Matera dove sono stato chiamato per fare, ironia del caso, una valutazione tecnica su un teatro storico, a quest’ora della mattina non voglio svegliare Adriano. Ci siamo opposti alla realizzazione dei palchetti al livello o quasi della platea perché la riteniamo, anche dopo avere consultato diversi esperti del settore, una soluzione non condivisibile, per non usare altri termini. Pur di fare questi palchetti al piano o quasi della platea hanno chiesto al direttore dei lavori dell’appalto in corso, arch. Tomassini, di fare una variante al nostro progetto. Alcuni di questi lavori sono già stati realizzati senza che noi ne fossimo informati, salvo poi ricevere a posteriori una lettera informativa dallo stesso D. L. A questo punto ci vorrebbe una presa di posizione pubblica per bloccare temporaneamente i lavori, fare un sopralluogo e valutare tecnicamente ciò che è stato fatto. Noi pur di non avallare un intervento che riteniamo dannoso per la città abbiamo perso il lavoro in un momento che non è roseo per nessuno. Cari saluti, Nello
Caro Riccardo,
Subito dopo aver avuto l’incarico per il teatro Talia il primo teatro che ho visitato e’ stato proprio quello di Montecastello di Vibio che è molto conosciuto. Pur essendo piccolo il porticato al piano terra lo rende bello architettonicamente e molto funzionale. Quello di Gualdo e’ piu’ grande e avrebbe potuto avere anche un comodo corridoio centrale, così come lo avevamo progettato io e Adriano Betori. Non so se hai visto il servizio su TRG dove, essendo stato consultato, avevo proprio messo in evidenza il modello tipologico di Montecastello di Vibio con il nostro progetto per il Talia.
Ciao, Nello
per quanto ricordo io il teatro non ha le caratteristiche che aveva ai suoi tempi e stato fatto in una maniera più moderna tante cose non erano come realizzate adesso