Valle della Rocchetta: analisi e considerazioni

Valle della Rocchetta: analisi e considerazioni Nel ricorso depositato dalla Comunanza Agraria dell’Appennino Gualdese contro la Regione Umbria e nei confronti del Comune di Gualdo Tadino e della Rocchetta SPA, emergono degli aspetti che meritano di essere sottolineati e valutati.

1

La società Rocchetta non ha mai pagato alcun indennizzo al Comune per la compressione dei diritti di uso civico, come legge prescrive. Mai. Nessuno se n’era accorto.

2

Dalla sua ricostituzione, l’ente gestore dei terreni ad uso civico a Gualdo Tadino è tornato ad essere la Comunanza. E se n’è accorta. L’ha fatto presente in Regione, e questa è stata la diretta conseguenza:
“ In data 18.11.2015 è stata trasmessa alla Comunanza Agraria la Determinazione Dirigenziale n. 8399 del 12.11.2015 della Direzione Regionale avente ad oggetto: “Bacino imbrifero, denominato “Rocchetta” in comune di Gualdo Tadino. Calcolo delle indennità spettanti per la compressione dei diritti di uso civico”.
Con tale atto, partendo dall’errato presupposto della sussistenza del mutamento di destinazione d’uso delle aree di concessione, l’Amministrazione regionale ha stabilito che la Società Rocchetta dovrebbe versare un importo di Euro 26.189,52 annuali in favore della Comunanza, quale indennità per la compressione dei diritti di uso civico.
Ecco, la Comunanza chiede l’annullamento di questa determina.
In pratica, si oppone e rifiuta l’indennità. Non è una questione di soldi, è una questione di legalità e salvaguardia dell’ambiente.

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“Gli atti amministrativi che hanno condotto al rilascio della concessione mineraria per la
captazione “Acqua Rocchetta” e delle successive proroghe sono radicalmente nulli o comunque annullabili, in quanto mancanti del presupposto indefettibile del cambio di destinazione d’uso dei terreni sui quali insiste la stessa concessione“

ed ancora

“ Risulta implicitamente confermata l’assenza di autorizzazione al mutamento di destinazione d’uso anche con riferimento alla realizzazione dei pozzi: appare dunque evidente che anche i provvedimenti concessori di edificare, rilasciati dal Comune di Gualdo Tadino, sono radicalmente nulli per mancanza di un presupposto essenziale. Anche alla luce di quanto precede, trova dunque definitiva conferma la tesi della mancata attivazione della procedura finalizzata al mutamento di destinazione d’uso delle aree in questione, ivi comprese quelle su cui insistono i pozzi. “

In soldoni, se quanto scritto nel ricorso fosse confermato, sarebbe illegittima l’intera concessione Rocchetta ed illegittime le concessioni edilizie di ogni singolo pozzo scavato nella Valle della Rocchetta.

L’unica richiesta di cambio di destinazione d’uso su quei terreni, relativa ai 1893 mq per le tubazioni, risulterebbe tra l’altro nulla perché incompleta.

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Il Consiglio di Stato a più riprese ha gia precisato che “La deroga all’utilizzazione del terreno, non può risolversi nella perdita dei benefici, anche solo di carattere ambientale, per la generalità degli abitanti, unicamente per costituire un vantaggio a favore dei privati”

La Corte Costituzionale, nella sentenza 310 del 27 luglio 2006, ha inoltre dichiarato l’illegittimità costituzionale di una norma di legge della Regione Calabria laddove prevedeva che i beni immobili soggetti ad uso civico potessero essere sgravati anche solo con atto dell’ente locale nel caso di realizzazione di opera pubblica o di pubblico interesse.

(Figurarsi per opere di un privato che ne vuole lucrare…)

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Non credo ci sia bisogno di sottolineare la gravità delle accuse che vengono mosse da questo ricorso, né le conseguenze che ne deriveranno nel caso venisse accolto.

Perché si è arrivati a questo punto? Come?
C’è una storia che credo valga la pena raccontare.

Meno di dieci anni fa, una multinazionale chiese di scavare un pozzo per l’imbottigliamento dell’acqua minerale.
Lo volle fare su un terreno gravato da uso civico, senza un serio studio di bacino, promettendo posti di lavoro e snodi ferroviari. Ottenne dalla Regione una concessione trentennale, a cui in molti si opposero fino al Consiglio di Stato.

Suona familiare, eh?

La ditta si chiamava Idrea, il posto Boschetto, il luogo scelto per scavare il pozzo “Abbutinato”.

Ecco, sostituite ora Idrea con “Rocchetta”, Boschetto con “Gualdo Tadino”, e l’Abbutinato con la “Valle della Rocchetta”… ed avrete la stessa identica storia, che si ripete. Ancora.
C’avevano già provato.

Sapete come andò a finire, a Boschetto? Il Consiglio di Stato, riassumendo, sentenziò cosi:

“STATE SCHERZANDO, VERO?”

  1. “Il provvedimento si basa su elementi di fatto incompleti e fuorvianti e su indagini
    idrogeologiche e geologiche non sufficientemente approfondite”
  2. “Vi è contraddittorietà, perplessità e difetto di motivazione. Infatti, il rilascio della concessione era stato sempre subordinato alla dimostrazione dell’indipendenza della risorsa acqua minerale dalle sorgenti destinate al consumo umano, indipendenza che le stesse conclusioni dell’ARPA hanno invece escluso”
  3. “Non vengono rispettate le “Linee guida transitorie per la ricerca ed utilizzo di acque sotterranee”, né viene tenuto conto delle “condizioni minimali” né del “Deflusso minimo vitale”
  4. “Occorre considerare che dei 45 milioni di Euro del piano d’interventi, 30 milioni sono destinati alla pubblicità, 2 milioni alla bretella ferroviaria, 9 milioni alle realizzazione di due nuove linee di imbottigliamento, 2,5 milioni ai lavori minerari (di cui solo 450.000 Euro per interventi sulla qualità delle acque).
    Pertanto, l’impatto positivo per l’economia della regione deve essere assai ridimensionato rispetto alle prospettazioni aziendali, e comunque si presenta inadeguato al valore della risorsa pubblica concessa.
    Anche la creazione di 40 posti di lavoro (Tra cui 20 indiretti, compresi i trasportatori) comporta livelli occupazionali proporzionalmente assai più bassi di quelli assicurati nella Regione dagli altri operatori del settore, e comunque appare inadeguata rispetto al valore della risorsa pubblica.
  5. “Risulta inoltre che IDREA abbia un capitale sociale di poco più di 50.000 Euro, e che ROCCHETTA SPA ed IDREA siano controllate da una società di diritto spagnolo”
  6. “Infine, appare illogica ed immotivata la durata di vent’anni assegnata alla concessione”

Caso chiuso.
Ecco come finì la storia, nel 2009.
Oggi tutto si ripete, a pochi chilometri ed anni di distanza.

Nella nostra, di storia, di nuovo non abbiamo voluto realizzare uno studio di bacino serio, di nuovo sappiamo che i pozzi nella Valle della Rocchetta e la nostra distribuzione idropotabile sono interconnessi, di nuovo da un piano di investimenti sulla carta milionario alla comunità ed al territorio arrivano solo briciole, di nuovo accettiamo un’elemosina di posti di lavoro ed una durata venticinquennale di concessione.

Anzi, in realtà la nostra storia è ben più grave.

  • Eravamo a conoscenza dei precedenti, i nostri amministratori dimostrano quindi
    comportamenti recidivi.
  • I pozzi nella valle sono gia stati scavati (legittimamente?)
  • I posti di lavoro promessi sono ancora meno di 40, e l’acqua prelevata ancora di più.
  • Il bilancio di Rocchetta SPA, come sottolinea in un’interessante intervento in Consiglio
    Regionale il consigliere del M5S Liberati, ammonta a poco più di 100.000 Euro. (Come
    potrebbe risarcire eventuali danni provocati?)
  • Abbiamo regalato una concessione ancora più lunga, venticinquennale.
  • La comunità tutta non è mai stata indennizzata per la compressione dei propri diritti sui suoi territori, sono stati eseguiti dei pozzi di dubbia legittimità e mai seriamente monitorati, le responsabilità della frana che ha distrutto la Valle della Rocchetta mai accertate.

Quello che più infastidisce in tutta questa vicenda, è che sarebbe bastato leggere una benedetta sentenza del Consiglio di Stato, per sapere esattamente come agire. Cosa fare e cosa NON fare.

Non c’era nulla da improvvisare o da inventare, sarebbe bastato avere l’umiltà di mettersi tutti a tavolino…e leggere!

Si è scelta invece la strada della contrapposizione, delle vie legali. Pur sapendo come andrà a finire, visti i precedenti.
Si dovranno sfruttare ancora tante risorse per difendere una comunità ed un territorio, anziché poterle investire per costruire qualcosa di magnifico, insieme.

Dietro tutta questa storia ci sono precise volontà e responsabilità politiche ed individuali, e quando tutta questa faccenda finirà, sarà d’obbligo ricordarsene. Nomi, cognomi e partiti.
Chi ha operato e voluto e chi ha lasciato fare, chi s’è dimenticato l’opposizione, chi si è pietosamente astenuto.
Perché non era una questione di pareri, idee od opportunità. E’ una questione di rispetto e legalità.

Sarebbe bastato leggere.

P.S.

L’ex ristorante, se nessuno si opporrà all’attuale progetto, verrà abbattuto.
La fonte storica della Rocchetta è ad oggi, a tutti gli effetti, uno dei pozzi di prelievo della ROCCHETTA SPA.
Come tale, deve essere soggetto alle delimitazioni e alle zone di tutela.

Di conseguenza, un’altra piccolezza riguardo la Fonte stava passando in silenzio, ed è stata portata alla luce dal M5S Gualdese a gennaio: è l’articolo 4 della nuova convenzione Comune-Rocchetta:

I giorni, l’orario, la quantità massima pro-capite prelevabile, i contenitori utilizzabili e l’obbligo del loro risciacquo sono disciplinati dal Comune di Gualdo Tadino di concerto con la società concessionaria e portati a conoscenza degli abitanti mediante apposite affissioni nei pressi del fontanile”

Tradotto: Caro Gualdese, d’ora in poi l’acqua alla fonte della Rocchetta la prendi quando lo dico io, come lo dico io, quanta ne dico io.

Andrà a finire che dovremo anche ringraziare.

Filippo Cappellini

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6 risposte a Valle della Rocchetta: analisi e considerazioni

  1. Stefania Troiani scrive:

    Complimenti per la perfetta analisi. Vorrei unicamente fare una precisazione, aggiungendo un elemento al punto 1 (“la società Rocchetta non ha mai pagato alcun indennizzo al Comune per la compressione dei diritti di uso civico, come legge prescrive. Mai. Nessuno se n’era accorto): il M5S se n’è accorto, tanto è vero che diversi mesi fa ha presentato un esposto alla Corte dei Conti per chiedere la verifica della gestione dei territori gravati da uso civico da parte delle amministrazioni comunali gualdesi succedutesi dal 1976 ad oggi.
    Sappiamo che nel merito è stata aperta un’istruttoria ed attendiamo fiduciosi.
    Tutta la vicenda riveste un’importanza enorme, troppo spesso sottovalutata anche dagli stessi cittadini, ai quali, invece, va ricondotto il giusto diritto su un patrimonio collettivo notevole.
    Mi preme sottolineare inoltre un aspetto: ciò che oggi è un diritto dei cittadini, diventa una responsabilità etica generazionale nei confronti di chi verrà dopo di noi; preservare oggi certe risorse significa difendere i diritti e le aspettative delle generazioni future a fruire di un patrimonio ambientale integro.
    Credo debba essere questo il vero impegno, civico prima ancora che politico, da parte di tutti.

  2. Nadia Monacelli scrive:

    Grazie Filippo!
    Grazie per la chiarezza e per la ditruzione di ogni alibi della serie: scelta politica, scelta per il territorio. Qui si tratta di legalità.
    Non esiste più spazio per chi ancora va affermando di non sapere, di non ricordare, o di non avere approndito.
    Se non sapete: studiate prima di alzare le mani.
    Se non ricordate: state svegli la notte prima dei Consigli Comunali a leggere e studiare come avrà fatto anche Filippo per scrivere questo meraviglioso Post.
    Se non avete approfondito: trovate il tempo per farlo, come lo avete trovato per costruirvi pompose campagne elettorali per sedere su quei banchi in nostra delega. Altrimenti potete anche avviarvi alla porta, perchè non più utili alla città ed ai suoi abitanti.
    Non ci possono essere altri motivi per sedere su quei banchi se non spirito di servizio, umiltà, dedizione e sacrificio. Se c’è dell’altro si è solo un danno per la città.
    Il potere dell’incarico politico non può essere un’ arma di ditruzione di massa, per il privelegio di pochi, ma strumento per aiuti di massa.
    Non c’è più alibi, non c’è più tempo per le parole che riempono le bocche di chi le pronuncia e svuotano le risorse di una terra bistrattata.
    Dovremo forzatamente spendere enormi risorse di tempo, di intelletto, di professionalità ed economiche per difendere ciò che è naturale come è naturale respirare, bere e mangiare. Imperdonabile per una comunità tanto in difficoltà, dove potevamo già fare, insieme con Comune e Regione, Progetti seri per una Montagna che ci invidiano!
    E pensare che siamo solo al primo ricorso.

  3. paolo scrive:

    quando si incomincia a picchettare la strada di accesso allo stabilimento?

  4. franco scrive:

    Questa storia fa tanto piacere, ma anche tanta tristezza! Ci voleva la Comunanza…. meritoria, per sollevare i veli della vergogma?Le molte migliaia di gualdesi residenti fuori, vi pregano, supplicano, impongono se possibile di fare il vostro dovere! Noi data anche l”età non siamo più un grado di poter contribuire alla risoluzione del problema. Ma Cazzo, non potete farci morire senza aver risolto un problema cosi importante.

    • enrico finetti scrive:

      avere queste sollecitazioni da emigranti anziani ci dà la spinta per mettere ancora più forza ed energia. noi ce la stiamo mettendo tutta ( cuore, anima , cervello, conoscenza, professionalità, portafoglio ) per onorare la nostra città. Signor Franco , questa volta sarà fino in fondo e , chi ha sbagliato, la dovrà pagare di persona, perché è troppo facile usare i soldi dei cittadini, proprio contro loro stessi. Lo sa che a Gualdo non incassiamo un centesimo dalle cave, a fronte di una previsione di 2.400.000 € andati in cenere con fidejussioni fasulle, stanno per spendere circa 700.000 euro per seppellire una disattenzione e negligenza che si chiama Vignavecchia, stanno per spendere circa 300.000 per rifare un tratto di muro ( nella speranza che regga la casa soprastante…) che è stato utile solo alla creazione dell’obbrobrio ex monina. Con quei soldi, sommati, gualdo poteva risolvere alla grande il problema elettrodotto ex Taino, per riportare alla luce i tanto decantati ( con pieno merito ) scavi di taino. E’ proprio ora di cambiare atteggiamento

  5. warriors scrive:

    CHAPEAU FILIPPO, un gran bel post, chiaro, essenziale e degno di essere approfondito con riflessioni personali. Nulla da aggiungere se non:
    ” Non c’e’ peggior muto di chi non vuol parlare…..Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere….. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire…” Purtroppo da anni a Gualdo Tadino queste tre “VIRTU'” sono state il distintivo emblematico dei componenti la classe politica e decisionale che NON ci ha saputo amministrare e rappresentare…..I risultati sono sotto gli occhi di tutti!

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